Covid e green pass, il limbo di chi non può vaccinarsi

Covid e green pass, il limbo di chi non può vaccinarsi

A sollevare la questione è la Ugl di Catania, con il segretario territoriale Giovanni Musumeci

CATANIA – Mentre il Governo nazionale si accinge a varare il nuovo decreto legge per l’obbligo del green pass, esteso a tutti i lavoratori del settore pubblico e privato, scoppia il caso di coloro che si trovano nel limbo poiché al momento non hanno la possibilità di vaccinarsi e sarebbero costretti, loro malgrado a doversi fare ogni due giorni il tampone a pagamento per ottenere il Green pass.

La nota del sindacato

A sollevare la questione è la Ugl di Catania, con il segretario territoriale Giovanni Musumeci che fa notare come ancora nessuno si sia preso carico di questa serie di casistiche particolari che interessano decine di cittadini. “Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da parte di diversi lavoratori che si trovano in questo stato paradossale e si sentono abbandonati a loro stessi, considerato che per loro non è stato previsto alcun tipo di procedimento. Si tratta di persone che hanno avuto il Covid da diversi mesi e non hanno Certificato verde, però si trovano con un titolo anticorpale il cui livello è in una via di mezzo tra la non idoneità alla vaccinazione e la necessità di procedere quantomeno ad una dose. Motivo per cui nessun medico preposto si assume la responsabilità di prendere una decisione. Lo stesso vale per coloro i quali sono affetti da patologie che, al momento, non permettono l’inoculazione del vaccino a cominciare dai problemi cardiaci”.

Chi vuole il vaccino ma non può

“Sono quindi soggetti che vorrebbero vaccinarsi, però non possono e, per di più, non c’è una direttiva che formalmente li esenta temporaneamente attraverso magari una certificazione – aggiunge Musumeci. Sono notizie che gli interessati hanno ricevuto dopo aver girato in lungo e largo alla ricerca di ragguagli, senza che alcuno potesse fornire la giusta risposta visto il vuoto di norme e disposizioni in materia. Neanche recandosi agli hub vaccinali hanno avuto riscontro, considerato che i medici (giustamente) senza alcuna direttiva non si assumono la responsabilità di decidere su queste situazioni limite. Oltre al danno, involontario, anche la beffa dei tamponi che dovranno non solo subire ma anche pagare per recarsi nei luoghi dove è già richiesto e dove sarà indispensabile il Green pass, visto che non hanno alcuna attestazione di esenzione. Lanciamo dunque un appello alle istituzioni di ogni ordine e grado ad interessarsi della questione, perché non è affatto normale che in Italia le disposizioni prima si attuano e poi si pensa a come devono essere messe in pratica. Chiediamo, nello specifico, che sia attivato nell’ambito dell’area metropolitana uno sportello informativo dedicato, che possa diventare un vero punto di riferimento sull’argomento. Bisogna pertanto fare in fretta per tutelare questi cittadini che chiedono fortemente una risposta urgente al loro disagio – conclude Musumeci.”

Accesso agli ambulatori

Il sindacato chiede anche che sia imposto per le visite ambulatoriali. “E’ arrivato il momento di regolamentare gli accessi ai soggetti privi di Green pass nelle strutture ospedaliere pubbliche in occasione delle visite ambulatoriali”. Lo afferma Ugl Salute Sicilia che chiede “un’ulteriore manovra per il contenimento” della diffusione del Covid nei nosocomi. “Mentre per il pronto soccorso ed i ricoveri ordinari – ricorda il sindacato – è prevista la procedura del tampone in struttura, per quanto riguarda le normali attività quotidiane di controllo su prenotazione negli ambulatori non esiste alcuna disposizione in tal senso. Ne consegue che, ad oggi, nella maggior parte degli ospedali chi deve essere sottoposto ad una una visita – aggiunge Ugl Salute Sicilia – non deve esibire alcunché, se non compilare un’autocertificazione inerente l’assenza di sintomi o contatti. Con i rischi che ne possono conseguire dato che frequenta la sala d’attesa, i corridoi e le stanze di ambulatorio a contatto con personale e altri utenti. Ci rivolgiamo quindi a tutti i direttori generali delle Aziende – chiedono – il segretario Carmelo Urzì ed il responsabile dei medici Raffaele Lanteri – di voler disporre le stesse misure di attenzione anche per le attività ambulatoriali. In subordine, si potrebbe anche pensare ad inserire gli sprovvisti in orari diversi, ovvero dopo che i possessori di certificazione abbiano completato e quindi lasciato le sale d’attesa, così da evitare ogni forma di discriminazione e regolamentare l’accesso alle cure. In una fase, come quella attuale, in cui il vaccino – concludono i due sindacalisti – sta diventando uno strumento centrale per la lotta contro il Covid-19, attraverso il raggiungimento dell’immunità totale, ci sembra doveroso proteggere in via prioritaria i luoghi di prevenzione e cura ospedalieri e sanitari”.


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