L'inquietante morte di Anthony e quella verità ancora lontana

L’inquietante morte di Anthony e quella verità ancora lontana

Un 24enne muore in Germania in circostanze a dir poco incomprensibili. La sua famiglia in lotta per ottenere un senso di giustizia.

ADRANO. Da due mesi la famiglia Bivona non si dà pace. E mai più rischia di poterla ritrovare nella spensieratezza di un tempo. 
Una famiglia unita. Legatissima. Costretta a vivere oggi una pena incommensurabile: quella della perdita di un figlio. Della perdita di un fratello. Di un ragazzone pieno di tanta vita.
Anthony Bivona, 24 anni appena, non c’è più. Si è spento tra le pieghe di una storia che è un archivio di misteri fin troppo frettolosamente derubricati alla voce “suicidio”.
Una ferita che è una insanabile cicatrice al cuore di chi lo ha conosciuto e voluto bene. 

I fatti

Accade tutto in quella maledetta notte tra il 17 e il 18 luglio scorsi. Anthony vive e lavora in Germania: a Darmstadt ad una manciata di chilometri da Francoforte sul Meno. Poco prima della mezzanotte, parla con la sorella Grazia al telefono: “Adesso chiudo perchè stanno bussando alla porta”, le dice a un certo punto.
Da quell’istante comincia l’inferno.
Ben quattordici ore dopo la famiglia viene avvisata della morte di Anthony. “Si è tolto la vita impiccandosi con una corda” recita il referto della polizia tedesca. 

Ma nella ricostruzione dei fatti esplode anche la lunga sequela di contraddizioni. Di lacune. E di fatti non ancora chiariti.
In casa con Anthony c’è pure una ragazza con la quale si frequenta. Non è la sua convivente e nel pomeriggio avevano avuto un incidente (non grave) con l’auto di lui ma che era guidata da lei.
Possibile che quel sinistro stradale e la tragedia siano collegate?
Probabile. Ma c’è di più. La ragazza di origine turca emigrata anche lei in Germania, prima sostiene che Anthony si sia tolto la vita nel bagno, salvo poi ritrattare tutto spiegando invece che il gesto estremo sarebbe stato commesso nelle scale del condominio.

Nessun segno sul collo ed il telefono manomesso

La visione delle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso piazzate dal padrone di casa all’esterno dell’abitazione, racconta che già all’1.40 il corpo ormai senza vita di Anthony lascia lo stabile e viene portato via dalla polizia.
All’1.45 dal telefono della vittima parte una telefonata al suo migliore amico: ma dal telefono di Anthony questa chiamata effettuata via whatsApp scompare. E’ stata cancellata. Una traccia che resta ovviamente nel telefono del suo amico.

L’iPhone di Anthony rimarrà con la fotocamera accesa per almeno cinque minuti. Dal resoconto del telefono si evince che sarebbero stati cancellati messaggi e foto.
Un fatto inquietante raccontato dettaglio per dettaglio nella relazione che la famiglia ha provveduto a redigere al giudice.

Le parole del legale

“Proprio l’altro ieri, sabato, abbiamo protocollato un esposto nel quale chiediamo alla Procura della Repubblica che venga effettuata l’autopsia sul cadavere di Anthony Bivona che è già sepolto al cimitero di Adrano – spiega il legale Francesco Messina -.
Questo è un caso dove vi è un susseguirsi di elementi contraddittori: non vi sono segni di impiccagione, così come hanno potuto verificare gli stessi testimoni. I vicini prima dicono di avere chiamato la polizia, poi che la polizia è intervenuta spontaneamente. La ragazza che si trovava con lui racconta versioni diverse. C’è anche la questione legata al telefono…
E’ una storia che fa acqua da tutte le parti”.

“Mio fratello amava la vita”

“Mio fratello non l’avrebbe mai fatto: non si sarebbe mai tolto la vita”, racconta commossa ma determinata la sorella, Mary Bivona.
“Mio fratello era innamorato della vita. Aveva anche prenotato le vacanze per la fine di luglio e agosto, qui in Sicilia. La sua vita era una vita semplice: palestra, lavoro e casa. Abbiamo verificato noi stessi come non avesse alcun segno della corda nel collo. La sua faccia non era scurita. Aveva invece la fronte graffiata.
E, alla fine, mio fratello è uscito da quella casa dentro un sacco nero senza che sia stata effettuata alcuna autopsia, senza che la casa sia stata messa sotto sequestro.
Non coincidono gli orari delle versioni e le contraddizioni sono tantissime.
Il padrone di casa ci ha detto: “Non vi fermate qua”.
Evidentemente è accaduto qualcosa che non sappiamo. Qualcosa che è tenuto nascosto. E noi abbiamo il dovere di conoscere la verità.
Vogliamo giustizia”.

L’azzardo di un’ipotesi

E’ possibile che Anthony sia morto perchè abbia battuto con violenza la testa spinto da qualcuno presente nell’appartamento? Perchè lo si suppone? Perchè un addetto delle pompe funebri avrebbe fatto notare alla famiglia giunta in Germania che Anthony presentava un grosso rigonfiamento all’altezza della nuca.
Ma a confermarlo potrà essere solo l’eventuale accoglimento dell’autopsia richiesta.
Nel frattempo, ad Adrano in molti sono vicini alla famiglia Bivona. Lo sono anche con un gruppo Facebook parecchio attivo: “Vivrai nel nostro cuore Anthony”. 

Quello che rimane è il dolore della separazione al quale si aggiunge la rabbia di una storia fatta di molte, troppe, ombre.
In questo modo appare davvero lontano il senso di giustizia.
Per la famiglia Bivona è certamente l’ora più buia.
E può esservi solo un’alba che è lì, da qualche parte: ed è quella della verità. Che ad oggi appare soffocata da una ricostruzione dei fatti parecchio superficiale e, per questo, inaccettabile.


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