Palermo, "usurai della mafia", 10 arresti: c'è pure un avvocato

Palermo, “usurai della mafia”, 10 arresti: c’è pure un avvocato

Le vittime individuate grazie alla soffiata di una funzionaria di Riscossione Sicilia

PALERMO – La mafia sfrutta la disperazione della povera gente. Uomini e donne indebitati sarebbero finiti nella rete degli usurai di Cosa Nostra. I carabinieri della compagnia di Bagheria e i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza hanno arrestato 10 persone.

A chiedere l’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari, sono stati i pubblici ministeri della Direzione Distrettuale antimafia di Palermo. Nove persone finiscono in carcere, una ai domiciliari, mentre sono undici gli indagati a piede libero. I reati contestati sono concorso esterno in associazione mafiosa, usura, estorsione, trasferimento fraudolento di valori.

“Avvocato e procacciatore di clienti”

L’indagine è partita dal ruolo dell’avvocato Alessandro Del Giudice. Già nel 2019 era emerso che sarebbe stato un messaggero di Pietro Formoso, suo cliente, considerato il boss di Misilmeri. Avrebbe passato informazioni all’esterno del carcere per conto di Formoso condannato a 12 anni per mafia (la sentenza non è definitiva), fratello di due boss colpevoli per la strage di Milano del 1993. “Aspè… ora ti do un pezzettino di carta… tieni qua… mettiti questo coso nella tasca e poi te lo leggi… levati qua per ora…”, diceva Formoso mentre infilava la mano nella tasca dei pantaloni e passava un foglietto all’avvocato.

Sarebbe stato il legale a procacciare i clienti agli usurai nei comuni di Bagheria, Ficarazzi, e Villabate. Tutta gente in gravissime difficoltà economiche, costretta a rivolgersi agli strozzini. I tassi dei prestiti variavano dal 143% annuo fino al 5.400% annuo (a fronte di un prestito di 500 euro, la somma da restituire in soli 4 giorni diventava di 800 euro). Chi non pagata veniva minacciato.

La funzionaria di Riscossione Sicilia

Decisivo sarebbe stato l’aiuto di una funzionaria di “Riscossione Sicilia Spa” che avrebbe fornito all’organizzazione i nomi di chi annegava nei debiti e che non avrebbe rifiutato l’aiuto degli strozzini. Gli usurai fingevano di offrire una mano di aiuto, un’ancora di salvezza ed invece le vittime finivano in un tunnel. Debiti, su debiti.

L’intervento del boss

Tra i vari episodi di estorsione contestati dalla Procura di Palermo, ce n’è uno che coinvolge Giuseppe Scaduto, 75 anni, anziano capo mandamento di Bagheria. Mentre si trovava agli arresti domiciliari avrebbe delegato Atanasio Alcamo, 45 anni, già imputato per mafia.

I nomi degli arrestati

Oltre a Scaduto, Alcamo e l’avvocato Del Giudice, gli altri arrestati sono: Giovanni Di Salvo, 42 anni, considerato il capo dell’organizzazione, Simone Nappini, 50 anni, (intermediario ed erogatore materiale dei prestiti); Antonino Troia, 57 anni, Giovanni Riela, 48 anni, Gioacchino Focarino, 60 anni, Antonino Saverino, classe 56 anni, Vincenzo Fucarino, 74 anni (agli arresti domiciliari).

Sequestrato un bar

I militari, contestualmente agli arresti, hanno sequestrato le quote di una società, un locale commerciale adibito a laboratorio, un terreno, un bar-tavola calda a Villabate e un chiosco. Valore complessivo: circa 500.000 euro.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI