PALERMO – Gli agenti sotto copertura hanno fatto finta di essere interessati al giro. Si sono infiltrati e hanno svelato il mondo nero della pedopornografia. Un contenitore dell’orrore.
La polizia ha arrestato 13 persone e altre 21 sono state denunciate a piede libero. Cittadini italiani e stranieri si scambiavano su internet foto e video di adulti che fanno sesso con minorenni, immagini delle violenze sessuali subite da bambini, materiale pedopornografico con neonati come sfortunati protagonisti. Oltre duecentocinquantamila files dal contenuto che mette i brividi.
Le indagini, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Annamaria Picozzi, sono state condotte per più di un anno e mezzo dal compartimento di Polizia postale e delle comunicazioni per la Sicilia Occidentale.
Arresti in tutta Italia
Arresti e perquisizioni a Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Milano, Napoli, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Torino, Trento. Con il coordinamento del Centro Nazionale per il Contrasto della pedopornografia on-line (C.N.C.P.O.) è stata ricostruita l’intera rete italiana.
Arrestati e indagati si davano appuntamento in chat e nel Dark Web. A partire da ottobre 2109 c’erano anche gli agenti sotto copertura che hanno conquistato la loro fiducia. Nessun sospetto e sono riusciti a fare saltare il banco.
File nascosti fra i medicinali
Per completare le indagini i poliziotti si sono mossi seguendo anche metodi tradizionali: sopralluoghi, appostamenti e pedinamenti per studiare abitudini e frequentazioni degli indagati. Nelle loro case è stato trovato materiale pedopornografico. I supporti informatici erano nascosti tra le provette e nelle confezioni di farmaci. Stratagemmi inutili. Per 13 persone è scattato l’arresto in flagranza di reato.
Chi sono gli arrestati
Si tratta di lavoratori autonomi o dipendenti, professionisti laureati o gente che non ha titoli di studio, giovani e anziani: la diffusione del fenomeno è trasversale.
L’inchiesta prosegue per individuare i canali esteri delle altre persone coinvolte nel giro e soprattutto per dare un nome alle piccole vittime di abusi che vanno salvati dai mostri.