Sanità, maxi truffa a Messina: coinvolti imprenditori, 25 indagati

Sanità, maxi truffa a Messina: nei guai imprenditori, 25 indagati

Coinvolte cliniche private e una ex dirigente dell'Asp VIDEO
L'INCHIESTA
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MESSINA – Una maxi truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale è stata scoperta dalla Procura di Messina, guidata da Maurizio De Lucia. In azione i finanzieri del Comando provinciale: stanno eseguendo un’ordinanza che dispone, nei confronti di tre persone, la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per 4 mesi e il sequestro di oltre 3 milioni di euro nei confronti di 7 strutture sanitarie private convenzionate. Secondo gli inquirenti, infatti, quel denaro sarebbe il frutto della maxi truffa aggravata: l’inchiesta coinvolge 26 persone tra funzionari pubblici dell’Asp di Messina, responsabili e dipendenti delle strutture private. Coinvolti anche i titolari delle più conosciute ed importanti case di cura città dello Stretto.

L’inganno del Drg

L’inchiesta, secondo quanto riferisce l’Ansa, ruota intorno al D.R.G. (Diagnosis related group), un sistema che consente di classificare ogni caso clinico in una determinata casella (il Ministero della Sanità ha previsto oltre 500 casistiche), variabile in relazione alla diagnosi, agli interventi subiti, alle cure prescritte o alle caratteristiche personali del paziente ricoverato in una struttura accreditata. Proprio sulla base del Drg attribuito, quindi, in funzione delle risultanze della scheda di dimissione ospedaliera, ogni Regione prevede la tariffa da rimborsare alla casa di cura privata convenzionata, che grava sul Servizio sanitario nazionale.

I controlli dell’Asp di Messina

Un iter in cui risulta fondamentale l’attività di verifica, che secondo la legge deve essere portata avanti da un Nucleo operativo di controllo interno all’Asp competente per territorio. L’inchiesta, consistita in investigazioni documentali, accertamenti bancari, esami di testimoni, intercettazioni, acquisizioni informatiche, ha fatto emergere un “articolato e collaudato meccanismo fraudolento, finalizzato a far lievitare artificiosamente l’entità dei rimborsi corrisposti dal sistema sanitario”, come scrive il gip, che si realizzava attraverso l’indicazione nella scheda di dimissione ospedaliera un Drg difforme rispetto alle reali attività effettuate.

“Connivenza tra controllore e controllato”

Un raggiro che ha determinato una truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale per oltre 3 milioni di euro. “Un dato estremamente allarmante – dicono gli investigatori – lì dove si consideri che sono state oggetto di disamina soltanto 723 cartelle cliniche: di queste ben 591 presentavano anomalie, con una percentuale d’incidenza pari all’81,74%, tanto da indurre il gip a ritenere l’esistenza di una forma ‘di radicata connivenza tra controllore e controllato'”. Anomalie che, alla luce delle prove raccolte, non dipenderebbero dal caso o da una superficialità dei controllori, ma, proprio per la frequenza e metodicità, sarebbero da ritenersi sintomatiche di un sistema collaudato: “la cartina al tornasole di un sistema illecito diffuso finalizzato a lucrare indebitamente sui rimborsi riconosciuti dalla Regione Siciliana per le prestazioni erogate dagli enti convenzionati”, – prosegue la misura – rafforzato “dal contributo offerto dal soggetto controllore, nella specie l’Ufficio dell’ASP di Messina i cui funzionari, omettevano di rilevare le irregolarità attestando falsamente nei verbali la conformità della documentazione esaminata ai parametri previsti”.

Figura centrale la ex dirigente

Figura centrale dell’inchiesta è l’ex dirigente dell’Asp di Messina Mariagiuliana Fazio, di recente andata in pensione e quindi non destinataria di provvedimento cautelare: la donna, già a capo del Nucleo operativo di controllo dell’Asp di Messina, è indagata per truffa aggravata allo Stato, accesso abusivo a sistema informatico, falso e corruzione. Fazio è descritta dal gip come soggetto che, “forte di una consolidata esperienza amministrativa e burocratica”, si è dimostrata “dotata di una pervasiva capacità di orientare l’impatto della macchina amministrativa” da lei diretta, con “atteggiamento spregiudicato, piegandola a interessi di parte in funzione di un tornaconto personale”. Fazio vantava un “rapporto privilegiato” con i vertici delle case di cura finite sotto inchiesta e in particolare con Emmanuel Miraglia, romano, 81 anni, della Cappellani Giomi S.p.a. e della Giomi S.p.a., società convenzionate che avrebbero guadagnato rimborsi dal Servizio sanitario per 423.934 euro.

I dati e il portale qualità

Le indagini hanno accertato decine di accessi al portale ‘Qualità Sicilia SSR’, sottosistema ‘Controllo qualità e appropriatezza cartelle cliniche e SDO’, predisposto dall’assessorato alla Salute della Regione Siciliana, rilevando che Fazio aveva fornito ad un medico, dipendente della Giomi S.p.a., oggi indagato per accesso abusivo a sistema informatico, le proprie credenziali riservate, per consentirgli di inserire, indebitamente i dati relativi alle procedure di verifica sulle cartelle cliniche.

Gli indagati

Altri indagati di rilievo sono Domenico Chiera, calabrese, 62 anni, direttore sanitario della Casa di cura gestita dalla Cure Ortopediche Traumatologiche S.p.a., destinataria di 364.415,77 euro e indagato per accesso abusivo al sistema informatico e il messinese Gustavo Barresi, 51 anni, socio della casa di cura Villa Salus, destinataria di 655.063,55 euro. Per i tre è stata disposta la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire incarichi apicali nell’ambito di imprese e persone giuridiche, per quattro mesi.

Le cliniche coinvolte

Dall’inchiesta sono emerse irregolarità anche rispetto ad altre case di cura di Messina: la Cristo Re, attraverso il rappresentante legale Antonino Merlino, che ha incassato rimborsi per 259.866,47 euro. Anche in questo caso son o stati accertati accessi abusivi al sistema informatico eseguiti da due dipendenti della Cristo Re S.r.l., oggi indagati; la casa di cura San Camillo, amministrata dalla Provincia Sicula dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, destinataria di 400.594,40 euro e la casa di cura amministrata dalla Carmona S.r.l., attraverso l’amministratrice Caterina Facciola, che ha incassato 899.215,35 euro.

I “complici” del sistema

Fazio si sarebbe servita della complicità di 14 addetti al suo ufficio, tutti indagati per falso. Dalle indagini è emerso che la donna dava indicazioni ai suoi collaboratori su cosa scrivere, o non far rilevare in sede di ispezione delle case di cura, sollecitando i suoi a non verbalizzare, ad esempio, carenze di personale negli orari notturni “…no, non scriverla come criticità…non la…non la scrivere…”, diceva non sapendo di essere intercettata. O ancora sulle modalità di intervista dei pazienti sulla qualità del servizio offerto, quando suggeriva che l’attività venisse svolta in presenza del direttore sanitario, così da condizionare i pazienti nelle risposte che avrebbero fornito. “Fate delle interviste ai pazienti…insieme al direttore sanitario, però fallo col direttore sanitario così hanno una remora nel ….ok ci siamo capiti!…”, diceva. Per questo è indagato, per falso, insieme alla Fazio ed agli appartenenti al N.O.C., anche il direttore sanitario della Cappellani Giomi S.p.a.. Infine l’ex dirigente si sarebbe resa protagonista anche di altre ipotesi di reato che il gip ha bollato come di “mercimonio della funzione pubblica” per aver sollecitato Emmanuel Miraglia a migliorare il trattamento economico del figlio, dipendente della Giomi S.p.a.. La Fazio avrebbe ricevuto anche gioielli pagati dalla casa di cura, ottenuto da Chiera l’assunzione presso la il centro sanitario gestito dalla Cure Ortopediche Traumatologiche S.p.a. del compagno di una sua collaboratrice amministrativa e da Barresi l’assunzione a Villa Salus di una amica.

L’Asp: “Lasciamo lavorare la Procura”

“Facciamo lavorare la procura, le indagini sono ancora in corso e abbiamo il massimo rispetto per la magistratura, siamo nella fase dell’accusa e mi auguro che chi avrebbe agito per fini personali possa dimostrare di essere stato un dirigente onesto e rispettoso della legge e dell’azienda sanitaria. L’Asp di Messina deve tutelare la propria onorabilità e la propria immagine, pertanto con il nostro ufficio legale valuteremo eventuali provvedimenti consequenziali rispetto ai fatti che emersi o che emergeranno nello sviluppo dell’inchiesta”. Lo dice Dino Alagna, direttore generale dell’Asp di Messina che commenta l’inchiesta sulla truffa al Sistema sanitario nazionale, che ha coinvolto una ex dirigente dell’azienda sanitaria Mariagiuliana Fazio, ora in pensione.
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