Renzi rottama Orlando: il supereroe stanco ha perso Palermo

Renzi rottama Orlando: il supereroe stanco ha perso Palermo

Un'epoca si è definitivamente chiusa.
IL DECLINO DI UN SINDACO
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Piaccia o non piaccia, Matteo Renzi è uno che spesso ci azzecca. Il suo giudizio su Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, è inconfutabile: “Ho e abbiamo rispetto per Leoluca Orlando, che è una presenza storica di questa città e al suo nome sono legate molte cose positive per la ripartenza di Palermo, ma è anche vero che nell’ultimo periodo le cose, soprattutto sui rifiuti e su quel gigantesco e straordinario scandalo delle bare, è una cosa che non ci aspettavamo di vedere. Mi dispiace ma così non va. Orlando ha fallito“.

Una descrizione ancora più precisa perché, ancorché legata a interessi politici specifici, non sdraiata sull’anatema che è la misura della mancanza di intelligenza politica di troppi avversari del primo cittadino al tramonto. Se lo insulti, significa che non hai mattoni per costruire una città alternativa, soltanto ruspe per abbattere quello che c’è. Renzi dà a Luca quello che è di Luca, riconoscendo la deriva inarrestabile, già manifesta da anni, dell’ultimo periodo.

Una progressiva consunzione che ha dimostrato l’insussistenza di una classe dirigente. Orlando non ha mai permesso, si mormora, che nascesse un delfino, un gruppo di lavoro, perché, politicamente, è un tagliatore di teste che non consente a chicchessia di rubargli la ribalta. Ma è vero che le classi dirigenti, se esistono, si impongono lo stesso. Orlando il bersaglio grosso. Orlando il monarca. Orlando l’ingombrante mattatore che ha concesso a tutti gli altri una comoda e talvolta malmostosa invisibilità.

Ognuno, forse, ricorda il suo primo incontro con il ‘SinnacOllanno’, secondo gergo popolare (anche Luca, Luchino, il Professore, Ollanno e basta, etc etc…). Il mio avvenne a scuola, negli anni Ottanta-Novanta, quando il sindaco (sempre lui) tenne una conferenza sull’antimafia ribollente dell’epoca. Ed espresse un concetto: “Quello che conta è la comunicazione. Se una cosa esiste e tu non ne parli, questa cosa non esiste più”. Sembrava l’esposizione di una mente vivace, imbottita di cultura enciclopedica. Era molto di più. Era un programma politico.

Era, a ben guardare, la narrazione – oggi visione – di un personaggio al centro del discorso. Riassumendo: modula tu ciò che vuoi dire, raccontala tu la città, metti a fuoco quello che desideri esaltare, nascondi il peggio. Un po’ esagerato rispetto alle intenzioni dell’autore della battuta? Forse. Tuttavia, ‘Leoluca Orlando’ è stato soprattutto il marchio di fabbrica di un sogno, concreto in una sua parte, cinematografico nel resto, un supereroe autonominatosi tale, scelto da quasi tutti. E adesso – un ‘adesso’ non recente – che ci troviamo davanti le bare dei Rotoli o la munnizza invincibile per le strade, la consapevolezza dello sfascio si fa insormontabile.

Come assistere a un film su Batman, in un cinemino di Gotham City, e poi scoprire che Batman è andato in pensione da anni. Che il Pinguino, Joker e brutta compagnia spadroneggiano per le strade malsicure. Questo è l’effetto che fa il declino del supereroe stanco. Leoluca Orlando ha perso Palermo. Pure le parole di Renzi, con un panorama desolante di contorno, lo hanno definitivamente rottamato.


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