Inchiesta choc, il dito sul grilletto per aiutare l'amico a uccidersi

Inchiesta choc, il dito sul grilletto per aiutare l’amico a uccidersi

Nuovi spunti. Sembrava un suicidio ed invece stato un “omicidio del consenziente”

Un tassello dopo l’altro è una verità choc quella che si profila. Sembrava un suicidio ed invece sarebbe stato un “omicidio del consenziente”. Mirko Antonio La Mendola, 26 anni, di Caltanissetta, sarebbe stato aiutato ad uccidersi da un minorenne di diciassette anni. Come? Spingendo sul grilletto della pistola il dito della vittima, che non avrebbe avuto il coraggio di fare fuoco.

Nel pomeriggio la Procura per i minorenni di Palermo ha conferito l’incarico ad un perito per estratte e analizzare la memoria dei computer dell’unico indagato e di altre due persone, fra cui un’amica in comune. Una chat potrebbe contenere la confessione del diciassettenne.

Sa alcuni messaggi, come aveva ricostruito Livesicilia, emergerebbe il macabro piano. La sera del 25 agosto La Mendola muore a causa di un colpo di pistola alla tempia sinistra. Si trovava sulla spiaggia di “Punta Grande” tra Porto Empedocle e Realmonte. Il colpo è partito da una pistola Beretta modello FS98, calibro 9X21 che la vittima deteneva legalmente.

La Mendola si è tolto la vita alcuni giorni dopo essere rientrato da Roma dove non era risultato idoneo al concorso per diventare poliziotto.

Le chat conterebbero frasi che fanno riferimento al coinvolgimento del minorenne perché tanto, in ragione dell’età, non avrebbe rischiato nulla. Di voglia di vedere un’ultima volta il mare. Di comprensione qualora il ragazzino non se la fosse sentita di arrivare fino in fondo. Di coraggio che mancava per sparare e di un aiuto offerto per mettere in atto quello che sembra un piano pensato nei minimi dettagli.

A questi si aggiungerebbero altri messaggi che il diciassettenne avrebbe inviato, dopo la tragica notte in spiaggia, ad una persona amica di entrambi. Alla ipotesi che non si sia trattato di un suicidio ma di un omicidio del consenziente credono fermamente i parenti di La Mendola. Una ipotesi a cui sono giunti grazie alle accurate indagini difensive del loro legale, l’avvocato Rosario Didato.


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