Catania, Green pass e Alitalia: "No alle discriminazioni" - Live Sicilia

Catania, Green pass e Alitalia: “No alle discriminazioni”

Le preoccupazioni di Francesco Paolo Capone, segretario generale Ugl, che ha presentato il libro di Ada Fichera sul futuro del mondo del lavoro

CATANIA – “Noi abbiamo detto che la campagna vaccinale è uno strumento fondamentale, lo abbiamo riconosciuto senza alcun tipo di difficoltà. Ma il Green pass non può essere lo strumento per dare la scusa a qualcuno di licenziare o  discriminare”. Chiara e netta è la posizione personale di Francesco Paolo Capone, segretario nazionale dell’Ugl, circa il foglio verde anti-pandemia che ha creato non pochi dilemmi dentro e fuori il campo sindacale. A partire dal fuoco incrociato che ha investito Maurizio Landini, leader della Cgil.

La debolezza sindacale

Una vicenda che dà la misura dell’indebolimento patito da tutte le organizzazioni sindacali negli ultimi anni. Anche per colpa delle stesse sigle. Capone, che proprio ieri ha partecipato a Catania alla presentazione “La storia è… domani” (Edizioni sindacali, 2021) della giornalista e saggista etnea Ada Fichera, parte proprio da qui: dalla necessità di rifondare tutto nella consapevolezza non ideologica delle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, con o senza pandemia. 

L’incontro è stato aperto dal segretario territoriale dell’Ugl Giovanni Musumeci e dal sindaco di Catania, Salvo Pogliese. Quest’ultimo ha peraltro annunciato l’impegno dell’amministrazione comunale affinché il progetto di Intel di aprire i battenti ai piedi dell’Etna sia un fatto concreto. Intanto il professor Rosario Faraci di Economia e gestione delle imprese prendeva appunti e indicava un percorso strutturale affinché le multinazionali, una volta atterrate, decidano di non ripartire più. 

Obbligatorietà

Ma è sul Gren pass che la lingua di Capone batte più forte: “C’è una cosa che non riesco a capire e sono davvero curioso di sapere – ha detto – cosa si siano detti in camera caritatis Mario Draghi e Maurizio Landini. Se il vaccino è uno strumento utile, tant’è che è stato reso obbligatorio per le categorie più esposte, perché questo governo non si è assunto la responsabilità di dire che è obbligatorio per tutti. Qualcuno questa responsabilità se la doveva pur prendere”. 

Invece – aggiunge il segretario dell’Ugl – al netto “dell’80% degli italiani che hanno ricevuto almeno la prima dose, è stata decisa la patente per andare al lavoro. Non è obbligatorio farsi il vaccino, ma se non lo hai non puoi entrare. Se non puoi entrare a lavoro ti sospendo, se ti sospendo non ti pago la retribuzione. Questo non è possibile”.

E ancora: “È un mio parere personale: ma si è creata una distanza quesi ideologica tra chi si vaccina perché vuol star bene e chi non si vaccina è perché vuol star bene. Abbiamo raggiunto l’apoteosi dell’assurdo, dando via a una sorta di guerra tra poveri. Questo però permette di fare altre cose che ritengo inquietanti”.

Perplessità su Ita

Le perplessità di Capone arrivano da un altro fronte, quello dell’ex Alitalia. “La Ita, partecipata al 100% del ministero delle Finanze, quindi totalmente statale, ha deciso di assumente nella sua fase iniziale 2.500 persone dei 10.500 che componevano Alitalia. A nessuno di loro, però, sarà applicato il contratto collettivo nazionale di lavoro”. Si tratta insomma di un precedente: “Se lo Stato – spiega Capone – non lo applica più ai lavoratori delle sue partecipate, perché tutti gli altri datori di lavori si dovrebbero sentire vincolati. Qui cerchiamo di cancellare cento anni di contrattazione nazionale, una storia di avanguardia”.

La visione di Ada Fichera

Il pamphlet di Fichera si fa carico delle vicende del sindacalismo nazionale, muovendosi tra le spinte rivoluzionarie e la necessità di superare la logica conflittuale per disegnare un approdo futuro alla dimensione del Lavoro. Eccola: “La situazione socioeconomica del nostro Paese presenta oggi – si legge nelle conclusioni – uno scenario non semplice, di fronte al quale serve giungere ad un equilibrio fra il mantenimento, da parte del sindacato, della propria forza, in un sistema produttivo sempre più complesso e debole, e il suo essere progressivamente relegato ai margini di un sistema di produzione capace di crescere e competere in un’economia ormai globale”. 

“È questa una possibile strada – spiega Ada Fichera – affinché il sindacato possa essere valorizzato al meglio nel proprio ruolo positivo di rappresentanza collettiva di tutti i lavoratori, spogliandosi di quello, mediaticamente negativo, di semplice e mero “difensore”. Superare antichi tabù, anche in nome di quel pluralismo sindacale, è uno dei principali obiettivi futuri”. 


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