Il ricordo di Tusa, è il giorno del monumento commemorativo - Live Sicilia

Il ricordo di Tusa, è il giorno del monumento commemorativo

Le ceneri dell’archeologo saranno conservate nella chiesa di San Domenico

Il Pantheon dei siciliani illustri, che la chiesa di San Domenico accoglie sin dalla metà dell’Ottocento, celebra le glorie sicule del passato. In un’atmosfera sacrale, lapidi, targhe e cenotafi commemorano il ricordo di donne e uomini – letterati, giuristi, artisti, poeti – che con il loro impegno e coraggio hanno contribuito alla grandezza e al riscatto della magnifica isola triangolare del Mediterraneo.

Nel “tempio degli dei e degli eroi”, oggi alle ore 12:00, alla presenza delle più alte cariche istituzionali, verrà svelato il monumento commemorativo a custodia dell’urna contenente le ceneri dell’archeologo Sebastiano Tusa. La stele contenente le sue ceneri, posta nella cappella del Crocifisso, è stata realizzata dall’artista palermitano Michele Canzoneri. Un’opera polimaterica in lapislazzuli e marmi pregiati come il Giallo di Castronovo e il Bianco Statuario, in cui con la sensibilità che lo contraddistingue l’artista ha inglobato inserti in vetro soffiato e resina.

Non serve dire chi è stato Tusa, l’uomo, l’archeologo di caratura internazionale, il sovrintendente del mare, lo studioso indomito dalle oltre 700 pubblicazioni tra monografie e saggi scientifici, che ha dedicato l’intera vita all’impegno professionale e al desiderio, quasi religioso, di conoscenza e divulgazione del suo sapere e delle sue scoperte.

Quel 10 marzo del 2019, il giorno che la storia ricorda come la data della celebre battaglia delle Egadi – tra i suoi ritrovamenti archeologici più importanti – Sebastiano Tusa non ha solo perso la vita nel disastro aereo in Etiopia ma ha lasciato un grande vuoto per la Sicilia privata di un uomo che tanto altro avrebbe ancora potuto fare per l’Isola. Il suo ricordo sarà ora per sempre custodito nel Pantheon di San Domenico, in quel luogo che continua a essere vivo nella memoria e nell’identità dei siciliani come la “casa” dei grandi, degli eroi. L’ultimo a esservi stato accolto è stato il magistrato Giovanni Falcone: l’epitaffio del suo monumento funebre lo commemora come “eroe della lotta alla mafia”. E un Eroe è pure Sebastiano Tusa, strappato alla vita anche lui da una tragica morte nello svolgimento del proprio lavoro, mentre andava in missione a Nairobi a rappresentare la Sicilia per un progetto dell’Unesco legato alle ricerche sottomarine.

Tusa credeva nella sacralità della morte avendo trascorso una vita a scavare necropoli e tombe preistoriche e non si poteva scegliere frase più adatta da lui stesso scritta da incidere sul suo sepolcro: “Di fronte all’ignoto, il viaggio permette di avere l’emozione della scoperta: cercare, trovare, rischiare, per la sete di conoscenza e per quell’Ulisse che è in noi”.

Nel suo riposo eterno nel Pantheon sarà in compagnia di artisti della levatura di Serpotta, Velasco e Novelli, del poeta Giovanni Meli e di patrioti come Rosolino Pilo. Lo immaginiamo a disquisire all’infinito con gli unici due altri archeologi che qui sono ricordati: il primo, Gabriele Lancillotto Castello, principe di Torremuzza, valente numismatico, il primo dei “Soprintendenti” della storia, nominato nel 1778 Regio Custode delle Antichità di Val di Mazara, e il secondo, l’archeologo Domenico Lo Faso Pietrasanta, Duca di Serradifalco, che fu presidente della Commissione di Antichità e Belle Arti e che durante la rivoluzione parlamentare siciliana del 1812 ricoprì la carica di ministro.

Il presidente delle Regione Nello Musumeci che aveva chiamato Tusa al timone dell’assessorato ai Beni Culturali della Sicilia e la stessa giunta di governo al completo sono oggi nella chiesa di San Domenico per ricordarci che il figlio di Aldina Cutroni, docente di numismatica, e dell’archeologo Vincenzo Tusa, Soprintendente dell’intera Sicilia Occidentale, è stato anche un politico eccezionale: “L’assessore migliore che la Sicilia potesse avere” lo ha definito Vittorio Sgarbi.

Il suo monumento commemorativo a Sebastiano Tusa e il restauro della Cappella del SS. Crocifisso sono stati promossi dai padri domenicani di Palermo e finanziati dalla Presidenza della Regione Siciliana.Il priore di San Domenico, padre Sergio Catalano, nel ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione, sottolinea l’importanza di un’operazione che, virtuosamente, mette insieme la memoria degli uomini e dei luoghi che costruiscono la nostra identità. “Sono fiero – ha dichiarato – di aver promosso e accompagnato questo lavoro. La presenza di Sebastiano Tusa nella Cappella del Crocifisso in San Domenico ci ha motivato nel riconsegnare alla cittadinanza, e alla Sicilia tutta, uno spazio fortemente degradato e finalmente recuperato, omaggio alla passione dell’archeologo per la cultura e il sapere.

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