'Palermo, momento delicato: Orlando ha deluso'

‘Palermo, momento delicato: Orlando ha deluso’

Intervista con il parroco di Danisinni: "Qui un progetto per tutti. Così costruiamo la speranza".
FRATEL MAURO BILLETTA
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“Qui nulla è scontato, ma dobbiamo dare continuità al bene. Ecco l’unica strada”. Fratel Mauro Billetta, prete di Danisinni, a Palermo, dove si costruisce ogni giorno quel ponte di bene, non dirà mai che molto del merito è suo. Non dirà che c’è tanto del suo impegno nella rinascita di un pezzo di città che è stata già sottratta al buio e cammina verso un orizzonte diverso. Non dirà che, forse, senza la sua presenza, tutto quello che è nato – la fattoria sociale, il circo senza animali, un borgo bello e solidale – sarebbe ancora lontano. E non è detto che sia importante dirlo, anche se la proporzione è limpida nello sguardo di chi osserva. Il quartiere era una buco senza via d’uscita e nemmeno si sapeva dove fosse davvero, tra spaccio, degrado e povertà. Oggi, intorno alla parrocchia di Sant’Agnese batte il cuore di una speranza che ci parla di Palermo e che ha trovato spazio su pagine lontane e interessate al miracolo.

Fratel Mauro, qual è il momento di Danisinni?
“Il momento di non fermarsi e di andare avanti. Non basta raccontare la bella storia del riscatto sociale, ci vuole una perseverante sostanza. C’è un asilo da riaprire e fino a quando non accadrà i diritti saranno in bilico”.

E qual è il momento di Palermo?
“Un momento di transizione che può portare al risveglio o alla fase regressiva. Ci sono ottime potenzialità ma anche grandi fragilità approfondite dalla pandemia”.

Il rischio più forte?
“La mafia, che sta riprendendo il controllo del territorio come negli anni Ottanta. Una vigilanza capillare, anche se meno feroce, un ritorno in grande stile garantito dal consenso maturato sul bisogno. Ci sono tante famiglie schiacciate dalla povertà e la mafia prospera sulla fame e sull’emergenza”.

Il lato buono?
“Ci sono pure tante forze vive e motivate, le abbiamo viste. C’è tanta voglia di una buona politica dal basso. Ci sono professionalità, entusiasmo e giovani che potrebbero esprimersi e non ci riescono”.

Perché?
“Perché non si emerge facilmente se non sei inserito nelle logiche di potere o della malavita. Così, i giovani partono. Palermo è la città del potere”.

E la politica? Come si è mostrata la politica con Danisinni?
“Intermittente. In parte ha sposato la causa, ma qui si coltiva spesso una visione per segmenti che non guarda l’insieme”.

La visione è uno dei mantra del sindaco Orlando…
“Ci arrivo. Il sindaco è un uomo di visione, con grandi potenzialità. Ma negli ultimi anni non ha avuto il coraggio necessario, non ha osato. E, in questo, ha un po’ deluso”.

Che cos’è Danisinni?
“Un progetto a disposizione di tutti su cui ci sono stati tentativi di appropriazione indebita. La speranza dei più piccoli e dei più fragili non può essere una moda passeggera e radical chic. Ci devi costruire sopra il futuro. Noi non vogliamo essere strumentalizzati e non siamo il fiore all’occhiello di nessuno”.

Cosa è cambiato davvero?
“Abbiamo messo in circolo la fiducia. Non è una questione di soldi, la parrocchia è povera, ma di sentimenti, idee e azioni. Su Danisinni sta investendo una fondazione di Milano perché da fuori le cose che funzionano si riconoscono più facilmente”.

A Palermo è così...
“Qui le persone erano abbandonate e stanno riacquistando fiducia. Non devono sentirsi tradite”.


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