Agata, l'omicidio e l'arresto: Palermo sceglie il silenzio - Live Sicilia

Agata, l’omicidio e l’arresto: Palermo sceglie il silenzio

La difesa sta preparando il ricorso al Tribunale del Riesame.
IL GIALLO DI ACIREALE
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ACIREALE – Non ha risposto alle domande della gip Maria Ivana Cardillo. Giovedì scorso, Saro Palermo – accusato dell’omicidio delle 22enne Agata Scuto, scomparsa nel 2012 da Acireale – ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia. “Stiamo preparando il ricorso al Tribunale del Riesame – dice il difensore, l’avvocato Marco Tringali – per il resto stiamo valutando le azioni da intraprendere”. L’indagato, nel carcere di Noto da quasi una settimana, ha sempre respinto le accuse mosse dalla procura.

Già nel corso delle indagini scattate dopo una puntata della trasmissione Chi l’ha visto, l’ex convivente della madre di Agata, è stato sentito dopo che i carabinieri di Acireale gli hanno sequestrato una serie di telefonini. Un momento che ha scatenato i timori di Palermo, che – intercettato – ha iniziato a preoccuparsi di quello che gli investigatori avrebbero potuto trovare. Paura per le telefonate e le frasi compromettenti, se mal interpretate, con la giovane donna affetta da epilessia e con qualche problema di mobilità. Ma gli accertamenti degli inquirenti servivano ad appurare l’alibi del 60enne il giorno in cui Agata Scuto fa perdere le sue tracce. Un viaggio fuori porta per raccogliere lumache e origano che, secondo la procura, non ci sarebbe mai stato. 

Il puzzle accusatorio – che non è ancora passato dal contraddittorio del parti – si compone dei tentativi di Palermo di costruire il ‘suo alibi’ coinvolgendo amici e conoscenti. Ma anche dei suoi monologhi che per la gip assumono la forma di una vera e propria confessione. E poi le intercettazioni di mamma Maria che durante i suoi sfoghi svela i possibili abusi da parte del suo ex convivente nei confronti della figlia scomparsa. E forse uccisa. Da quelle conversazioni captate si scopre anche Agata teneva un diario dove annotava i giorni del ciclo. Forse la 22enne, che avrebbe avuto un’ossessione nei confronti dell’indagato, avrebbe avuto un ritardo proprio nell’estate del 2012. Quando non ha fatto più rientro a casa. Per la gip, il movente dell’omicidio sarebbe proprio da ricercare nella possibile gravidanza che Palermo avrebbe voluto nascondere a tutti i costi. Anche al costo di uccidere la futura madre di suo figlio. 

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