Valentina, ergastolo a Mancuso: "Ora caccia al complice" - Live Sicilia

Valentina, ergastolo a Mancuso: “Ora caccia al complice”

La Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa. Sentenza definitiva

ROMA – Rigetto. La parola pronunciata dai giudici della Cassazione per la famiglia di Valentina Salamone significa giustizia. La Suprema Corte ha respinto il ricorso della difesa e ha reso irrevocabile la condanna all’ergastolo nei confronti di Nicola Mancuso, accusato dell’omicidio della 19enne trovata impiccata in una villetta di Adrano nella calda estate del 2010. Hanno dovuto attendere dodici anni, passando da una quasi archiviazione a un’avocazione della Procura Generale, per avere una sentenza che facesse cancellare l’idea la teoria del suicidio. Un’ipotesi a cui papà Nino non ha mai creduto. Ed è per questo che non ha mai smesso di battersi, accompagnato da sua moglie e le sue figlie. La morte di Valentina ha lasciato un vuoto incolmabile.

L’udienza di oggi è stata ricca di tensioni. Discussioni molto accese nel confronto accusa e difesa. Il Pg Pietro Gaeta aveva chiesto addirittura l’inammissibilità del ricorso dei difensori di Mancuso. Alla fine, però, è arrivato il rigetto della Suprema Corte.

Tutto è cominciato con l’avocazione della Procura Generale delle indagini. I Ris sono tornati nella villetta di Adrano dove la sera dell’omicidio c’era stata una festa tra amici di Adrano. C’era stato anche Nicola Mancuso, con cui la giovane 19enne aveva intrapreso una relazione. Ma l’adranita è sposato. Una scenata di gelosia avrebbe portato alla decisione di uccidere la giovane biancavillese e inscenare il suicidio. Ma a tradire Mancuso è il rilievo del suo dna nelle macchie di sangue di una scarpa di Valentina. In quelle tracce c’è anche il dna di un’altra persona, il complice indicato come ‘ignoto 1’. Ma quello è solo uno dei pezzi del puzzle che hanno portato alla condanna di primo grado all’ergastolo, poi confermata in appello. E oggi diventato definito. L’ultimo atto di una storia che ha portato dolore e strazio.

L’avvocato Dario Pastore ha seguito la famiglia sin dal primo giorno. Nella voce si sente la stanchezza della lunga, intensa e dibattuta udienza romana. Il penalista catanese è risoluto. “Nessuno da oggi in poi si potrà permettere di infangare la memoria e il nome di questa ragazza. Chiunque sosterrà che Valentina si è suicidata verrà immediatamente denunciato per diffamazione”, dice a LiveSicilia. 

Poi, come succede quando si conclude qualcosa, è il tempo dei ringraziamenti: “Grazie alla pg Sabrina Gambino per quanto fatto in primo grado, grazie alla dottoressa Ledda per il processo d’appello. Un ringraziamento alla dottoressa Messina che ha scritto una sentenza monumentale e al dottore Gaeta per la lucida e puntuale analisi del ricorso. Senza di loro non saremmo riusciti a raggiungere questo risultato”.

Ma non è finita? “Oggi si chiude un capitolo, ma comincia la caccia all’Ignoto 1. Un pericoloso assassino è ancora libero di circolare”, chiosa Pastore.

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