Casteldaccia: scappa, lancia la droga dall'auto, si rifugia dall'ex e la inguaia

Scappa, lancia la droga dall’auto, si rifugia dall’ex e la inguaia

L'uomo ha tentato di scagionarla. "Sono stato io"

PALERMO – “Sono stato io, gli altri non c’entrano nulla con la droga”, ha detto Francesco Castelli tentando di evitare guai peggiori a Davide Alfano e Romina Palazzo. Quest’ultima è la sua ex convivente e nei guai c’è finita proprio per colpa di Castelli.

I tre sono stati fermati lo scorso 30 aprile a Casteldaccia al termine di una mattinata piuttosto movimentata. I carabinieri intimano l’alt alla Lancia Y di Castelli, che si trova in auto con Alfano. Non si ferma ed inizia un inseguimento.

La macchina si muove a zig zag per le strade del centro abitato. Urta un mezzo parcheggiato e sta per travolgere una passante. I carabinieri si fermano per evitare il peggio, anche perché sanno già che al volante c’è Castelli.

È una loro vecchia conoscenza. Gli era stata sequestrata la patente di guida, che avrebbe dovuto consegnare ma non lo ha fatto. Durante la fuga lancia un involucro dal finestrino. I carabinieri lo recuperano. Contiene droga. In particolare hashish.

Un quarto d’ora dopo Castelli viene notato a piedi, mentre entra al civico 27 di via Giotto. È la casa dove abita Palazzo, sua ex compagna e convivente. Lei viene sorpresa sul pianerottolo. Nel frattempo arriva via radio la comunicazione alla centrale operativa: è stata rinvenuta la Lancia Y, seduto nel lato passeggero c’è Alfano.

I carabinieri perquisiscono la casa. In un piccolo vano sottotetto della camera da letto trovano quasi 5 chili di droga fra hashish e marijuana. Gli involucri riportano le immagini dei “Simpson” e della “Casa di carta”. Altri stupefacenti vengono rinvenuti a casa di Castelli, in via delle Pergole.

Castelli, ne corso dell’interrogatorio, in presenza del suo legale, l’avvocato Giuseppe Mannoia, confessa e scagiona gli altri due indagati Alfano dice che dormiva in auto e si è svegliato solo quando è iniziato l’inseguimento. La donna spiega che nulla sapeva della droga nascosta in casa sua.

Assistita dal suo legale, l’avvocato Giovanni Pecorella, aggiunge che la tranquillità mostrata nel corso della perquisizione è segno della sua innocenza.

Il primo finisce agli arresti domiciliari. Agli altri due indagati il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Termini Imerese, Angelo Lo Piparo, ha imposto rispettivamente l’obbligo di dimora a Casteldaccia e di presentazione in caserma.


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