L’errore di Cuffaro, ma Palermo è stata ferita dai buoni

L’errore di Cuffaro, ma Palermo è stata ferita dai buoni

Le critiche al centrodestra, le polemiche sui condannati, ma chi ha governato finora?
PALERMO 2022
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Il ritorno in politica di Totò Cuffaro suona inopportuno. Oltre le strumentalizzazioni che tentano di addensare ombre preventive su chiunque sostenga il candidato del centrodestra, Roberto Lagalla, pare sensato sottolineare un errore di fondo.

Cuffaro va considerato rieducato dal suo percorso carcerario: ha organizzato una associazione in Burundi e non certo perché miri alla presidenza, ha presentato delle riflessioni non banali sulla detenzione in Italia, ha chiesto, legittimamente, di essere considerato un uomo nuovo. Ed è una impeccabile domanda di riammissione sociale. La parola ‘mafia’ che campeggia nella sentenza che lo riguarda non preclude il ritorno alla vita, ma la politica avrebbe bisogno di figure senza macchia. E le macchie, a vario titolo, che hanno a che fare con Cosa nostra, specialmente in Sicilia, restano a prova di smemoratezza, come hanno ricordato giustamente i parenti delle vittime. Nessuno può dimenticarlo.

Questo non significa che Totò Cuffaro e chi sta con lui siano l’espressione di un malaffare endemico, né che la coalizione del centrodestra aggreghi un covo di affaristi e reprobi. Il sospetto, senza prove, è soltanto l’anticamera del pregiudizio.

C’è, però, un altro aspetto da annotare: la caccia al cuffarismo, proprio con vista sul centrodestra, sta dando alla campagna elettorale palermitana un tono eccessivo e surreale. Eccessivo perché, in più di una occasione, si è tradotta in invettive che vanno oltre una approfondita riflessione sul rapporto tra condannati per mafia e politica. Una simile discussione andrebbe affrontata in un luogo della società libero da veleni, non messa a reddito per fini di consenso.

Surreale perché non si sta parlando in alcun modo di Palermo, dei suoi tanti guai e delle sue difficili aspirazioni, se non per linee generali, da libro dei sogni. Anche le città, proprio come le persone, hanno il diritto di sperare in un futuro migliore. Non se ne parla, essendo il centrodestra stretto a difesa della propria onorabilità, sotto i colpi del centrosinistra – se fosse una ficton, il secondo schieramento sarebbe appannaggio dei buoni, o autoproclamatisi tali – che attacca, con veemenza, sui punti deboli Cuffaro e Dell’Utri.

Tuttavia, se vogliamo lo sguardo alle ferite di Palermo, al suo cimitero senza dignità, alle sue strade fatiscenti e ai mille altri problemi di una capitale diroccata, non può che saltare agli occhi un dato difficilmente confutabile: è stato soprattutto il governo dei buoni, almeno negli ultimi anni, a ridurla così. (Roberto Puglisi)


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