PD, le primarie e il Ponte sullo Stretto: la Sicilia a Cortona - Live Sicilia

PD, le primarie e il Ponte sullo Stretto: la Sicilia a Cortona

La tre giorni di AreaDem in Toscana con vista sull’isola nei giorni caldi della crisi di governo.
IL REPORTAGE
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CORTONA – Ritorna lo storico appuntamento di Cortona dopo la pausa forzata causata dalla pandemia. Percorrendo la via Guelfa fino all’ex convento di Sant’Agostino si materializza il gotha di Area Dem, la corrente “baricentro” del Pd nata nel 2009 dall’intesa tra Dario Franceschini e Piero Fassino. L’area che funge da cartina al tornasole per i bookmakers che vogliono scommettere sui futuri segretari del Pd in occasione dei congressi monitorano infatti il posizionamento dei franceschiniani (che non ne sbagliano una) come si vocifera tra il serio e il faceto nei palazzi che contano.  

I giorni caldi della crisi

La kermesse di AreaDem ha scandito un lungo fine settimana (dal 1 a 3 luglio) delicatissimo per la tenuta del governo Draghi e per l’alleanza giallorossa tra riunioni e tentativi di mediazione (a pochi passi dal centro convegni che ospita il convegno il ministro dei Beni culturali Franceschini venerdì ha tentato di ricucire lo strappo tra l’avvocato del popolo Giuseppe Conte e il segretario Enrico Letta nei minuti che precedevano il dibattito con i due leader della coalizione e il ministro Speranza) ed eventi di confronto aperti al pubblico. Il trio alla fine si confronta con schiettezza sul palco davanti alla platea di AreaDem ma la crisi è dietro l’angolo e la strada è lastricata di ostacoli. 

Cortona con vista sulla Sicilia

La kermesse nel frattempo va avanti. Archiviata la tornata delle amministrative, si guarda ai prossimi appuntamenti elettorali preparandosi anche all’eventualità del voto anticipato (alla luce delle bizze dei pentastellati). E le regionali siciliane sono un appuntamento che suscita un inevitabile interesse. In primis per l’esperimento inedito delle primarie di coalizione con il Movimento Cinquestelle. Tema che tra le strade di Cortona torna a più riprese: esperimento pilota e fiore all’occhiello dei dem siciliani come dimostra la girandola di domande a cui viene sottoposto il segretario regionale Anthony Barbagallo nei giorni della kermesse ogniqualvolta incrocia un big nazionale della sua area politica. “In Sicilia ce la facciamo?” chiede l’ex ministra Roberta Pinotti che poi si lascia andare a un endorsement nei confronti del frontman (anzi, della frontwoman) del Pd. “Ci siamo conosciute in occasione di un incontro sulla difesa europea e devo dire che il suo tratto intelligente, gentile, acuto e capace di grande progettualità mi è piaciuto tantissimo”, dice l’ex ministra della Difesa parlando di Caterina Chinnici candidata del Pd alle primarie. Barbagallo ostenta fiducia e sotto sotto rivendica il percorso unitario che almeno in Sicilia è stato nei fatti blindato con le presidenziali: una piccola oasi felice rispetto ai movimenti tellurici che scuotono le fondamenta dei palazzi romane in questi giorni. Il primo segretario del Pd di Torino di origini catanesi (uomo di fiducia di Piero Fassino che chiama con affetto “il lungo”) chiede lumi ai siciliani e si mette a telefonare “giù” per mobilitare compagni di vecchia data in vista del voto online. 

AreaDem scalda i motori

Nel cuore della Valdichiana accade anche questo a margine delle tavole rotonde che affrontano svariati temi politici; si discute di amministrative, del binomio inscindibile salute-sanità, di disagio sociale, di dittatura del merito, Pnrr ed  enti locali. I dem rivendicano il voto delle amministrative attribuendolo alle ricette del governo “responsabile” che in occasione della pandemia ha scelto la strada più difficile ma ha risposto alle paure dei cittadini. Nella sala congressi si ricorda a più riprese David Sassoli (“uno di noi” dirà nelle conclusioni Dario Franceschini) che, per ironia della sorte, fu eletto presidente del parlamento europeo il 3 luglio di tre anni fa.  “Continuate a parlargli, è soltanto nella stanza accanto”, dice Padre Occhetta aprendo i lavori della tre giorni. Sul palco si avvicendano i volti più noti della squadra di AreaDem: Beatrice Lorenzin, Debora Serracchiani, Roberta Pinotti, Marina Sereni, Luigi Zanda, Alberto Losacco, Paola De Micheli, Peppino Lupo ma prendono la parola anche tanti giovani dirigenti. Un melting pot generazionale, fucina di classe dirigente. Il ministro Franceschini con il piglio del vecchio dirigente di partito è in prima fila, non abbandona mai la postazione e ascolta, con la stessa attenzione, tutti gli interventi dai senatori blasonati fino al giovane assessore venuto da Santa Venerina alle pendici dell’Etna. Piero Fassino inchioda il pubblico con un intervento fiume sull’Ucraina, gli amministratori locali chiedono la centralità dei territori in termini di rappresentanza e non solo. Ma off record si teme per la tenuta del governo. “La situazione potrebbe precipitare”, si lascia scappare qualcuno in attesa che a conclusione dei lavori Franceschini detti la linea. Passeggiando nel chiostro dell’ex monastero capita di imbattersi in un capannello in cui Piero Fassino e Anthony Barbagallo ricordano le gesta del partigiano siciliano Pompeo Colajanni (grande amico del padre dell’ex sindaco di Torino) citando la ricca aneddotica del “compagno” Vladimiro Crisafulli e lasciandosi andare a un amarcord (seguendo un filo rosso che dall’entroterra siculo arriva fino alle feste de L’Unità degli anni settanta in Piemonte). Storie pubbliche e private si intrecciano tra un bicchiere di Chianti e una tagliata. 

Barbagallo: “Le primarie per dare voce ai cittadini”

La parola d’ordine è tenere i piedi per terra. Il voto alle amministrative ringalluzzisce il Pd ma l’analisi del voto deve andare in profondità. Ci pensa domenica il politologo Giovanni Diamanti ponendo l’accendo sullo sfondamento delle liste civiche e sulle insidie di un astensionismo diffuso soprattutto tra i ceti medio bassi. La Sicilia (non sta dietro le quinte) fa capolino sul palco di Cortona.  Il segretario regionale Anthony Barbagallo rivendica il lavoro certosino di paziente mediazione che ha portato anno dopo anno a cementare l’alleanza giallorossa fino al percorso delle primarie di coalizione (primo esperimento a livello nazionale). “Questa edizione di Cortona verrà ricordata con un’istantanea il tavolo di venerdì sera, il quadro del tavolo progressista che lancia la sfida per le politiche, ma prima ci sono le regionali in Sicilia”, avverte Barbagallo. “Quel campo progressista lo abbiamo lanciato anni fa prima che nascesse il governo Conte 2, un lavoro operoso di intese e di ferrea opposizione in parlamento regionale al governo Musumeci”, spiega. “Con le primarie di coalizioni daremo la parola ai siciliani, non abbiamo scelto il candidato nel chiuso di una stanza, adesso ci lanceremo anima e corpo nella sfida del voto misto (gazebo e online) e sappiamo che risultato non è scontato”, dice. Il segretario snocciola un tema che non si può espungere dall’agenda del Pd: le difficoltà degli enti locali del Sud. “Nel Mezzogiorno due comuni su tre sono in dissesto, in Sicilia  uno su tre ma sono quelli più popolosi: questo vuol dire che il 65% della nostra popolazione è a rischio in termini di servizi erogati dagli enti”, denuncia Barbagallo. E infrange quello che a sinistra è sempre stato tabù: la necessità di realizzare il ponte sullo Stretto, un sì convinto all’opera. “Sul ponte di Messina va fatta una battaglia dando soluzioni vere, il tema è centrale e serve un confronto vero con gli alleati”, dice. L’ex ministro Paola De Micheli raccoglie l’assist di Barbagallo e nel suo intervento parla delle elezioni regionali siciliane come di appuntamento centrale perchè ultimo passaggio dalle urne prima delle politiche complimentandosi per il lavoro svolto e per la candidatura di Caterina Chinnici.

Franceschini detta la linea

Le primarie però non si esporteranno a livello nazionale come dice con nettezza Franceschini nell’intervento che chiude la tre giorni.   “Niente primarie per scegliere il premier, ma fra chi vince le elezioni il partito più grande sceglie il premier. Le primarie si fanno in Lazio e Sicilia, dove c’è elezione diretta”, chiarisce dal palco Franceschini nelle sue conclusioni. Il patron di Area Dem rivendica il lavoro fatto per portare i pentastellati nel campo progressista spezzando l’alleanza gialloverde. Tuttavia avverte gli alleati. “Da qui alle elezioni, per andare insieme al M5s dobbiamo stare dalla stessa parte, se ci sarà una rottura o una distinzione, perché un appoggio esterno è una rottura, per noi porterà alla fine del governo e all’impossibilità di andare insieme alle elezioni”, dice in modo deciso ma composto l’ex segretario del Pd che guarda al modello proporzionale e indica tre punti irrinunciabili: ius scholae e sostegno a pensioni e salari bassi. “Le alleanze saranno per una legislatura, non per sempre, non un’alleanza che punta a diventare partito. Questo ci aiuta con i Cinquestelle, un’alleanza che punta a un programma, ma che si ferma a un’alleanza”, chiarisce. E, dopo l’invito a Bersani e Speranza a tornare alla casa madre, guarda avanti. “Dobbiamo lavorare partendo da un nucleo, Cinquestelle, Leu e Pd, che prova ad allargarsi a chi può condividere un programma e accettare le regole di convivenza di una coalizione. L’alleanza si consolida o si smonta in questi mesi, non venti giorni prima scegliendo i colleghi. Dobbiamo sapere che noi e i Cinquestelle abbiamo rapporti diversi, anche con il governo Draghi, abbiamo elettorati diversi, dobbiamo accettarlo”.


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